sabato 24 luglio 2010

Sabato, 24 Luglio 2010

Per la gioia dei nostri lettori, abbiamo deciso di continuare da oggi il blog in lingua madre.

Anche quest'oggi, nonostante il cielo plumbeo, a bordo del nostro bus ci siamo lanciati nel traffico cittadino di Cengdu, la città che ci ospita da due giorni. Ad attenderci altre meraviglie, che rendono ogni giorno incredibilmente unico e diverso dai precedenti.
La prima avventura di oggi è la visita al parco che ospita l'animale simbolo della Cina - probabilmente avrete giá capito che stiamo parlando del mitico panda - quel simpatico orsacchiotto che ognuno di noi ha posseduto da bambino, almeno come peluche.
Dopo aver affrontato le insidie dei milioni di Schumacher cinesi dal clacson facile, giungiamo nei pressi del parco, e ci prepariamo ad affrontare i circa venti gradi di sbalzo termico, dovuti ad un uso non certo parsimonioso del climatizzatore dell'autobus, e al caldo umido che farebbe felici gli amanti del bagno turco.

Dopo una camminata di dieci minuti nel parco di bambù, ecco il primo gruppo di quattro panda cuccioli circondati da turisti, provenienti da ogni parte del mondo, armati di macchine fotografiche per immortalare questi pigri mangioni. Il percorso ci porta a vedere un cucciolo di panda nato da pochi giorni, di colore rosa e grande poco più di una mano. Abbiamo potuto scoprire che esistono diverse specie di panda, tra cui il panda rosso, simile ad un grande procione.



Oltre che animali protetti, i panda sono anche un grande business, come dimostrano la miriade di negozi e bancarelle che propongono i più svariati oggetti a tema: dalle ciabattine con la faccia del panda, al copricapo a testa di panda.

A mezzogiorno in punto siamo a tavola, in un ristorante che finalmente non ci fa rimpiangere la cucina di Chongqing, (anche se un pensiero corre veloce a pizza e lasagne...) con la pancia piena ci accingiamo a visitare il tempio buddista, sempre accompagnati dal nostro mentore Zeng (la nostra mitica guida cinese che ci ha accolto il primo giorno con un confortevolissimo "buongiorno!").
All'ingresso ci vengono offerti dei bastoncini d'incenso, simili a quelli che usiamo per profumare le nostre case, che in questo caso sono usati per rendere omaggio al Buddha.


La visita del pittoresco tempio, molto diverso dalle nostre buie Chiese, si articola in numerose stanze e cortili, dove in appositi bracieri accendiamo i bastoncini a gruppi di tre, preceduti da un inchino a mani giunte, come ci ha spiegato la nostra amica Jin.
Alla fine della visita ci accomodiamo nella Tea house, un caratteristico circolo ricreativo in pieno stile orientale in cui si vedono anziani che parlano, che giocano a carte, che si rilassano, combattendo il caldo lasciando l'ombelico scoperto, tecnica che noi occidentali non abbiamo ancora avuto il coraggio di sperimentare, ma non si sa mai...


A seguire una breve puntatina al dormitorio, dotato di ogni confort, per rinfrescarci e recuperare le energie necessarie per affrontare la serata.

Un po' assonnati saliamo a bordo del pullman, che ci porta al Teatro Jinjiang dove assisteremo all'Opera dello Sichuan; a malincuore nel frattempo dobbiamo salutare il nostro tutor Stefano, che parte alla volta dell'India.
Dopo il benvenuto al teatro e l'assegnazione dei posti lo spettacolo ha inizio. Da buoni Italiani non possiamo farci mancare una tipica scenetta fantozziana: poichè ci erano stati assegnati dei posti un po' defilati, vedendo le file centrali ancora vuote, ne approfittiamo per un fugace spostamento adottando la tattica del passo del leopardo, tutto questo mentre sta già andando in scena lo spettacolo. Sembra fatta, salvo poi fare dietrofront dopo qualche secondo con la medesima tecnica, per via dell'arrivo di altri spettatori...











Lo spettacolo, un'unione di performance tradizionali cinesi, come ombre, balli in maschera e sputafuoco, ci lascia senza parole e sconvolge ogni aspettativa, concludendo un'altra giornata ricca di sorprese...già con la voglia di iniziarne un'altra!! Zai jian !


Lorenzo e Matteo

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